Lo specchio retrovisore

Lo specchio retrovisore
30 Novembre 2020 Calendarioserveco

Lo specchio retrovisore

Illustratore: Sebastiano Vilella

Questa è la storia di un uomo seduto sul bordo di un burrone. Era solo e al calar della sera, piangeva. Piangeva e guardava il sole tramontare. Più il sole arrossava più la tristezza saliva fino a riempire ogni singola parte del suo corpo. “Sarebbe bastato uno specchio”, pensava mentre piangeva, “uno specchio per guardarci alle spalle”. “Uno specchio piccolo, anche rotto, anche un coccio.

Uno specchio retrovisore come quello delle auto di una volta, oppure di quelli piccoli e tondi per truccarsi. Uno specchio più grande sarebbe stato meglio, ma forse ci saremmo persi dentro”. E piangeva che non si sa più da dove prendesse le lacrime.

“Sarebbe bastato un piccolo specchio, e forse qualcuno di noi sarebbe riuscito a usarlo non solo per guardarsi, ma per vedere cosa lasciavamo dopo ogni passo”. “Sarebbe bastato uno specchio!” urlò nel burrone. “Vecchio!!!” si sentì l’eco rispondere sincero.

E vecchio lo era davvero. Con la lunga barba bianca, pochi capelli. La faccia bruciata dal sole, i vestiti polverosi. L’ultimo uomo sulla Terra, dopo di lui la razza umana si sarebbe estinta.

Ogni volta che il sole calava dietro l’orizzonte sperava fosse l’ultima volta, perché la solitudine si può sopportare a malapena in città. Immaginate cosa voglia dire essere soli in tutto il pianeta. Ogni sera si raccontava la stessa cosa e si arrotolava nell’angoscia: “Se avessimo avuto la saggezza di guardarci indietro, avremmo visto le impronte che lasciavamo. Il disastro quando è arrivato non l’abbiamo capito”.

Era come un’ambulanza che ci inseguiva, ma senza uno specchio nessuno sarebbe stato in grado di leggere l’enorme scritta rossa che campeggiava sul muso della fine dell’uomo.


Liberamente tratto dal libro:
“Possiamo salvare il  mondo, prima di cena: Perchè il clima siamo noi”
di Jonathan Safran Foer, 2019

Autore: Massimiliano Martucci
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